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Politico Personale

by Contrasto

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1.
nuove fabbriche nuovi coloni per imporre una lingua attrattiva nuovi codici nuovi padroni per imporre una lingua inerziale come schiavi di un impero virtuale così stai eludendo la vita perdendone il senso millantando al bisogno legami fittizi credere obbedire crepare a testa in giù nuove e potenti oligarchie del capitalismo digitale di cui siamo (in)consapevole forza lavoro a costo zero ce le portiamo addosso/dentro ci attraversano come binari obbligati ne assimiliamo l’intelaiatura con (im)percepita sudditanza e in ogni fetta d’esistente si fanno vita sociale, lavoro, consumo attraverso la colonizzazione del nostro immaginario per il profitto e per il controllo … è il dominato che rafforza il dominante
2.
sembra tornino gelidi inverni cupe stagioni di un tempo già andato abili trame vuoti rimossi che in fondo alla fine il passato è passato camicie bianche facce pulite che tanto alla fine il passato è passato riconciliazione nazionale: identità vecchi e nuovi squadristi clero servizi poteri bianchi indulti e amnistie delle sinistre conniventi … ora come allora le sedi dei fascisti si chiudono con il fuoco che poi tra il dire e il dire a volte resta così poco e perde il senso di un'azione in un coro un po’ abusato di una vecchia canzoncina urlata con l'indice alzato mentre i covi dei fascisti riaprono poco a poco che qua tra il dire e il dire poi si è spento pure il fuoco e quel che resta è un'intenzione o un'ennesima bandiera che già il vento soffia ancora sì! ma è una nera primavera ora è come allora, non ti pare?
3.
ora che si è fatto silenzio ora che i giorni spengono ora che non ti cerco perché fa freddo e muoio dentro ora che si è fatto silenzio ora che i mesi confondono ora che non ci provo come ogni volta in cui mi arrendo ora che inverni alternano a inverni come uno statico vuoto apparente ora che immobile e in pieno giorno resto sospeso tra il niente e il niente
4.
corpi adagiati su corpi irride il boia aguzzino non c’è più tempo da perdere che è già troppo tempo sarà una notte bellissima saranno giorni migliori sarà che è tempo di muovere che è già troppo tempo che ne sia valsa la pena che sia da esempio per noi senza più uscite di scena senza trionfi da eroi saranno notti bellissime saranno giorni migliori saranno tempi da vivere e intensi bagliori colpirne uno colpirne cento la gioia è armata e ancora il cuore non si è spento
5.
come il possesso stona il senso del dovere stona questa colazione amara mentre piove stona l’inquietudine stona l’umore stona l’orizzonte che non ci commuove le tue promesse sono pietre i tuoi per sempre sono pietre stona la vita vinta dall’attesa stona al compromesso la ragione stona un dio bastardo stona la tua resa mentre suona sta zavorra priva di passione le tue promesse sono pietre i tuoi per sempre sono pietre preferisco bruciare cent’anni piuttosto che vivere un giorno dei tuoi
6.
forse inutili dogmi mancati in contesti che cambiano come andate e ritorni nei giorni che arrancano come vecchie stagioni ripropongono e avanzano altri sogni e bisogni nei giorni che impongono risoluzioni strategiche buone regole buona prassi Carlos scrive “separazione” scardinare questo apparato con metodo calma e dedizione
7.
strada per strada quartiere per quartiere “col sangue puliremo le camicie nere” urlava in coro il Sardo l’esempio dei compagni con il piombo in canna e con la rabbia di quegli anni si è fatta l’ora! si è fatto il nostro tempo!
8.
mi racconti di quando ci avete provato mi racconti di come ci avete provato di un autentico senso di lotta e di vita nei giorni più belli le battaglie lasciano segni le parole solo sogni mi racconti di notti stellate a dicembre mi racconti dell’attimo prima e di un senso di vuoto di timori fugati da Sten e C4 di speranze sopite e rancori mai domi le battaglie lasciano segni le parole solo sogni … sospesi e fragili quando è finita non è ancora finita pace sociale e resistenza tradita guerra di classe guerra di liberazione parola d’ordine? restaurazione
9.
Ten cuidado, que el barrio lleva dias tomado la policía anda tras de ti rastrean casa por casa la gente no dice nada, ni una palabra "yo nunca la vi" Recuerdo bien como ardieron cuatro bancos, dos cajeros sucio dinero al calor del fuego al calor del fuego La prensa hablaba de al menos cuatro comandos armados tú sonreías, oliendo a gasolina y esta noche también brillará la oscuridad salta la luna en mil pedazos de cristal Recuerdo como prendieron los coches de los maderos bonito cuadro al calor del fuego al calor del fuego Me cuentan que te marchaste muy lejos, a otra ciudad aún queda mucha leña por quemar leña por quemar
10.
e così sei tornata a Bologna nella tua casa di San Vitale senza più voci ad accompagnarti che in fondo nulla c’è da gridare ma quanti pugni protesi al cielo in questi giorni di marzo che erano giorni in cui tutto pareva possibile Carla e così sei tornata a Bologna con quei tuoi riccioli impertinenti in quel silenzio che assorda di rabbia ho cercato più volte il tuo sguardo non è soltanto per dirti ci siamo che a viso scoperto marciamo stretti mentre il Partito con ordine infame riprende/tradisce i compagni dai tetti e così sei tornata a Bologna coi drappi rossi listati a lutto “se mi dovesse accadere qualcosa pensate a mia figlia” era l’alba era tutto “onore a Barbara onore a Maurice” e a tutti/e compagni/e caduti/e in battaglia che mille mani impugnino le armi anche soltanto per ricordarli/e
11.
la guerra per la civiltà di un occidente che nobilita e pacifica barbarie democratiche ci vede complici e silenti ci rende classe dominante ma ho il cuore colmo d’odio sopravvivo all’impotenza … ultimi fuochi di resistenza je ne suis pas Paris jamais je ne le serai pas allez au combat freres allez au combat! Siria Mali Libano Somalia Afghanistan Iraq Palestina … Bataclan
12.
non è più tempo non voglio convincerti come se in fondo servisse a qualcosa nei/dai tuoi silenzi risposte mancate o spiegami quale pretesa? non è più tempo e se boia madonna l’avessi intuito a suo tempo senza più il peso di queste catene senza l’assillo di queste catene ma ancora una volta resta un senso di resa in questa tua vita di merda vinta dall’attesa
13.
forse sarebbe stato meno facile un colpo al petto un vuoto a perdere alle radici di questa mia inquietudine un grigio svuota e riempie la solitudine forse saresti stata meno fragile ed io meno depresso un po’ più complice alle radici di questa mia inquietudine un grigio svuota e riempie la solitudine
14.
per i morti di Reggio e le genti dell’Oltretorrente a difesa di Parma per Elena, Laura per Mara e le altre cadute in battaglia non basterà l’odio di tutta una vita né il tempo che resta né i cieli assaltati per poco né gli alibi a vuoto per Nori e Visone, Pierino, Pastecca Prospero e per tutti gli altri per Davide, Sole e Baleno per quella “ragione di Stato” non basterà l’odio di tutta una vita né il tempo che resta né i cieli assaltati per poco né gli alibi a vuoto noi non vi dimentichiamo
15.
Contrasto HC 20 anni contro tra battaglie ed emozioni Contrasto HC 20 anni contro contro ogni gabbia fisica o mentale contro ogni realtà che a tutti i costi viene imposta contro tutto ciò che rende un'esistenza sterile Contrasto HC
16.
Aiuta la tua scena con la forza dei tuoi anni Non è mai tardi per essere sè stessi Guarda intorno a te, noia ed apatia Giorni sempre uguali, Devi Reagire! Aiuta la tua scena, dobbiamo essere uniti Aiuta la tua scena, la scelta è in te! A cosa serve dividere noi stessi Se non a fare il gioco di chi ci vuol finiti Cerca di capire, cerca di accettare, Coi tuoi pregiudizi crei solo divisioni. L'hardcore è accanto a te in ogni tua battaglia! Non serve lamentarsi se le cose vanno male E' il tuo atteggiamento che deve cambiare Uniti e attivi per ciò in cui crediamo Ora è impossibile farci tacere
17.
Ivan lascia parlare gli occhi mentre smonta e rimonta più volte una vecchia cassetta di Laura Pausini senza custodia senza più titoli trovata in spiaggia un’estate di troppi anni fa che non importa più quando o da chi mentre il nastro si piega e fa notte Sembra una vela in rimessa la voce di Frank oggi a pranzo mentre mi parla sottile guardando per terra tra un’onda ed un piatto di pasta come una scheggia di legno salato e la stretta di polvere e sabbia su quel mare che a volte sospende il bisogno e fa notte Ogni giorno è uguale all’altro è un tempo immobile un sonno ininterrotto Giovanni scrive mentre le ore si perdono dilatano ed ingoiano freddo sempre freddo anche quando l’aria si fa insopportabile e alle narici solo quest’odore con la voce che arrugginisce e fa notte … come l’interno visto dall’interno … non chiedere perché si è fatto tardi non è mai stato tempo per provarci adesso che resto sorpreso e mi perdo incapace tra il vuoto e l’urgente determinando un altro passo nel niente
18.
tutto qua in un labile istante di vuoto quasi come vent’anni fa e in quello che ne ha riadattato il senso le movenze il sapore dei giorni dopo quasi come in quei bicchieri mezzi vuoti o mezzi pieni appoggiati qua e là su vecchi tavoli di legno dimenticati fino al giorno dopo in quel che resta o in ciò che spinge ancora tutto qua riportiamo la parola alla parola come strumento e sostanza riportiamo la parola all’intenzione così … che in fondo basta pure questo e quella scusa sempre quella tutto qua

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INVERNO 2018
Siamo sempre qua. Fermi. Come le montagne. Nullo sorride gentile in questo pomeriggio di ricordi e castagne mentre Ornella si stringe al cancello di casa. Leggera. Pare ancora settembre. Briciole di pane secco. Vecchie scarpe. Rivoli e carraie. E le radici. Gli orti incolti. Grossi rami sospesi da terra. Poi. Quest’odore di legno ferito. Et capì tabac?
C’è stato un tempo in cui è bastato vivere. E notti stellate, bellissime. Attorno a un fuoco. C’è stato un tempo di pane e barricate. Piombo. Morose. Grilli. Cazzuole. E lunghe attese.
Il problema non era tanto uccidere il gerarca fascista o la spia fascista. Che aveva la sua importanza. Ma la ripercussione nell’opinione pubblica. Nori veste sobria e attraversa distratta il campo di fondo. Mentre Visone racconta di Porta Nuova, di Ather Capelli. Di Dante, di Bravin e di viale Mugello. Azioni determinate. Determinanti. Un autentico senso di lotta e di vita nei giorni più belli.
C’è stato un tempo rapido. E un contadino nella metropoli. Così sei tornata a Bologna. Nella tua casa di San Vitale. Se mi dovesse accadere qualcosa pensate a mia figlia. Barbara. Laura. Elena. Mara. E tutte le altre. Con i timori e la gioia. E una corsa al sapore di vita. Le battaglie lasciano segni. Le parole solo sogni.
C’è stato un tempo in cui è bastato vivere ogni storia di quel tempo. Ogni sguardo. Ogni respiro. Inciampandovi più volte. E vecchie mura di una scuola abbandonata. Come stai? Assassini. L’immagine è quella di un corteo, di un fiume in piena. Di un dito medio tra due sgherri e di Torino in poster. Di una ferita che rimargina in un sogno. Di lame e spranghe. Eppure. Ogni volta che la storia ha ripreso, ha sempre avuto un punto di comunicazione. Di relazione. E di continuità con quella che è stata la storia precedente. Non per un raccogliere piatto di ciò che era avvenuto. Che sarebbe quasi antistorico. Ma perché in un certo qual modo quelle esperienze e quelle realtà trasmettevano qualcosa.
Ivan lascia parlare gli occhi mentre smonta e rimonta più volte una vecchia cassetta di Laura Pausini. Sembra una vela in rimessa la voce di Frank oggi a pranzo. Mentre parla sottile, guardando per terra. Tra un’onda ed un piatto di pasta. Come una scheggia di legno salato. E la stretta di polvere e sabbia su quel mare che a volte sospende il bisogno. Ogni giorno è uguale all’altro. Un tempo immobile. Un sonno ininterrotto. Giovanni scrive mentre le ore si perdono. Dilatano. Ingoiano freddo, sempre freddo. Anche quando l’aria si fa insopportabile e alle narici solo quest’odore. Con la voce che arrugginisce.
C’è questo tempo ancora. E noi. Senza più alibi a vuoto. Parte di queste storie attraverso il respiro dei nostri giorni. Perché nel senso del quotidiano (nel senso del quotidiano) s’appoggia il carico di queste storie. Di queste persone.
Si è fatta l’ora. Si è fatto il nostro tempo.

AUTUNNO 1996
Ora che si è fatto silenzio. Ora che i mesi confondono. Fine estate al cemento di un anfiteatro incompiuto. La pelle, la parola e la voglia di reinventarsi. Qualcos’altro.
C’è stato un tempo in cui è bastato viversi. Mettersi in gioco, curiosare. E provarci con sincerità. Cercandosi. Quasi poi senza saperlo. Quasi poi senza più un quasi.
Ma voi ci state? Contrasto. Senza la K però. C’è stato un tempo in cui è bastato viversi.
O ritrovarcisi in quel modo. Con i tempi che quel tempo ha consentito. E muovere. Ostinatamente muovere. Per riportare la parola alla parola. La parola all’intenzione.
E tutto il resto dentro, addosso. Così. Che in fondo basta pure questo.
E quella scusa, sempre quella. Tutto qua. Politico. Personale.

Contrasto HC

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released August 5, 2018

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Distrozione Florence, Italy

Distrozione nasce nel 2005 con l’idea di organizzare concerti e distribuire materiale informativo e musicale. Come ogni progetto, anche questo si pone degli obiettivi e cerca di perseguirli. Uno di questi è, appunto, di riuscire a creare una rete di sostegno economico per quei compagni che si spendono nelle lotte, diffondendo e dando eco a iniziative di conflitto e solidarietà attiva. ... more

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